venerdì 29 Novembre 2024

“La Pillola” post Potenza🆚Messina

Una sola speranza. Datemi una sola speranza alla quale aggrapparmi per convincermi: “Dai, è tutto a posto. Salvezza tranquilla e poi l’anno prossimo si vedrà”. Ma se i mezzi con i quali scendere in battaglia sono le “puntine di grammofono” – per citare un mio caro amico – viste contro il Messina, stiamo messi molto, molto male.

Parto dalla cosa più scontata di questo mondo: ci serve un allenatore subito, non durante le feste di Natale. De Giorgio, che per ammissione dello stesso Varrà “deve fare un percorso”, non è ancora adatto per essere buttato nella fossa dei leoni della lotta salvezza. Ne verrà travolto e con esso il Potenza Calcio Official stesso. La gestione della gara di ieri, per come l’ho raccontata, è emblematica: formazione opinabile, cambi peggiori delle scelte iniziali, specie se sono stati “consigliati” dal campo, squadra piatta, senza idee e incapace di battere un Messina che ha deciso di rintanarsi nella sua metà campo per 90’. Sono stati buttati in mezzo tantissimi palloni, ma non c’era Caturano (e sappiamo perché). Che ieri abbiamo rimpianto più che mai. Ma con chi ce la dobbiamo prendere? Con Schiattarella che butta lontano il pallone rimediando il cartellino giallo che gli costerà la squalifica a Francavilla? Non fa niente, per il contributo che finora ha fornito: della sua assenza ce ne faremo una ragione. Ma appare chiaro che con questo rendimento anche del calciatore più famoso che c’è in rosa, non abbiamo cosa farne. Serve altro.

Quella di ieri era una partita da vincere anche con il contributo dei calciatori più esperti. Era “la partita” da vincere, ma non è stato troppo capito. E peggio mi sento se sento dire “il Potenza ci ha provato”: sono venuti fuori, allora, tutti i nostri limiti.

Perché oltre l’allenatore, ci sono quelli che vanno in campo ed oggi, dopo 18 partite lo possiamo dire senza paura di essere smentiti, e senza correre il rischio di urtare il pensiero di nessuno, costoro non fanno al caso del Potenza.

Tanti dei cosiddetti conclamati campioni possono tranquillamente andare a dimostrare quanto lo siano, in altri lidi. Qui serve gente che lotta, che morde gli avversari, che fa a botte nel campo. Non servono gli impiegati del catasto che vanno a timbrare il cartellino in attesa del munifico stipendio che la società eroga loro con una puntualità senza precedenti.

Ci eravamo illusi che lo spirito giusto fosse quello di Foggia, ma evidentemente era giusto per fare lo stesso 0-0 che ieri, però, è servito a poco. Perché per come è maturato lancia segnali preoccupanti, specie guardando la classifica, pensando a quello che è stato finora e immaginando il futuro.

Perché la preoccupazione è legata soprattutto alla legittima convinzione che dal mercato di gennaio (che conosciamo benissimo, come funziona, per averci fatto spesso ricorso per correggere gli errori dell’estate) non potranno certo arrivare tanti giocatori validi, che non saranno liberi quelli che fanno la differenza, che sarà complicatissimo azzeccare le scelte. E poi anche che queste scelte devono essere fatte molto in fretta, perché da quando il mercato apre (il 2 gennaio) a quando chiude (il 31) si dovranno giocare quattro partite (tra le quali gli scontri diretti con Brindisi e Monopoli in trasferta, Latina e Juve Stabia in casa).

Vi prego, datemi una sola speranza alla quale aggrapparmi per convincermi: “Dai, è tutto a posto. Salvezza tranquilla e poi l’anno prossimo si vedrà”.

PS. Mi appassiona molto il giudizio (sempre quando resta nell’ambito della civiltà) di chi legge i mei voti, perché mi aiuta spesso a riflettere. Chi legge il “Quotidiano” è sempre supportato dalle cosiddette pagelle, che spiegano il motivo di quel voto. Ribadisco – non per dovere di giustificarmi – che generalmente le valutazioni sono immediate, vengono fatte sul posto, senza i replay, a mente molto calda. Ma devono restare abbastanza “fredde”, non facendosi trascinare dalle emozioni di una partita e, soprattutto, dall’indole di essere tifoso di una squadra. Tante volte avrei voluto sbattere in faccia a qualcuno i tanto richiesti 3, 4, non giudicato, non classificato, ma non si può. Ci sono delle regole, che non sto qui a spiegare, per la redazione di un “tabellino con voti” che fa il giro d’Italia, che è redatto dal sottoscritto e che non può essere diverso a seconda delle testate in cui sarà pubblicato. E, per essere più chiaro ancora, passa anche tra le mani di chi – faccio un esempio – tifoso del Messina, ritenga che Asencio ha giocato da 6, perché chi lo marcava (Pacciardi o Manetta) ha giocato da 8.

Fatto sta che ringrazio sempre e comunque chi continua a seguirmi e ad esprimere pareri e opinioni autorevoli, anche se queste non sono sempre da 10 in pagella.

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Una sola speranza. Datemi una sola speranza alla quale aggrapparmi per convincermi: “Dai, è tutto a posto. Salvezza tranquilla e poi l’anno prossimo si vedrà”. Ma se i mezzi con i quali scendere in battaglia sono le “puntine di grammofono” – per citare un mio caro amico – viste contro il Messina, stiamo messi molto, molto male.

Parto dalla cosa più scontata di questo mondo: ci serve un allenatore subito, non durante le feste di Natale. De Giorgio, che per ammissione dello stesso Varrà “deve fare un percorso”, non è ancora adatto per essere buttato nella fossa dei leoni della lotta salvezza. Ne verrà travolto e con esso il Potenza Calcio Official stesso. La gestione della gara di ieri, per come l’ho raccontata, è emblematica: formazione opinabile, cambi peggiori delle scelte iniziali, specie se sono stati “consigliati” dal campo, squadra piatta, senza idee e incapace di battere un Messina che ha deciso di rintanarsi nella sua metà campo per 90’. Sono stati buttati in mezzo tantissimi palloni, ma non c’era Caturano (e sappiamo perché). Che ieri abbiamo rimpianto più che mai. Ma con chi ce la dobbiamo prendere? Con Schiattarella che butta lontano il pallone rimediando il cartellino giallo che gli costerà la squalifica a Francavilla? Non fa niente, per il contributo che finora ha fornito: della sua assenza ce ne faremo una ragione. Ma appare chiaro che con questo rendimento anche del calciatore più famoso che c’è in rosa, non abbiamo cosa farne. Serve altro.

Quella di ieri era una partita da vincere anche con il contributo dei calciatori più esperti. Era “la partita” da vincere, ma non è stato troppo capito. E peggio mi sento se sento dire “il Potenza ci ha provato”: sono venuti fuori, allora, tutti i nostri limiti.

Perché oltre l’allenatore, ci sono quelli che vanno in campo ed oggi, dopo 18 partite lo possiamo dire senza paura di essere smentiti, e senza correre il rischio di urtare il pensiero di nessuno, costoro non fanno al caso del Potenza.

Tanti dei cosiddetti conclamati campioni possono tranquillamente andare a dimostrare quanto lo siano, in altri lidi. Qui serve gente che lotta, che morde gli avversari, che fa a botte nel campo. Non servono gli impiegati del catasto che vanno a timbrare il cartellino in attesa del munifico stipendio che la società eroga loro con una puntualità senza precedenti.

Ci eravamo illusi che lo spirito giusto fosse quello di Foggia, ma evidentemente era giusto per fare lo stesso 0-0 che ieri, però, è servito a poco. Perché per come è maturato lancia segnali preoccupanti, specie guardando la classifica, pensando a quello che è stato finora e immaginando il futuro.

Perché la preoccupazione è legata soprattutto alla legittima convinzione che dal mercato di gennaio (che conosciamo benissimo, come funziona, per averci fatto spesso ricorso per correggere gli errori dell’estate) non potranno certo arrivare tanti giocatori validi, che non saranno liberi quelli che fanno la differenza, che sarà complicatissimo azzeccare le scelte. E poi anche che queste scelte devono essere fatte molto in fretta, perché da quando il mercato apre (il 2 gennaio) a quando chiude (il 31) si dovranno giocare quattro partite (tra le quali gli scontri diretti con Brindisi e Monopoli in trasferta, Latina e Juve Stabia in casa).

Vi prego, datemi una sola speranza alla quale aggrapparmi per convincermi: “Dai, è tutto a posto. Salvezza tranquilla e poi l’anno prossimo si vedrà”.

PS. Mi appassiona molto il giudizio (sempre quando resta nell’ambito della civiltà) di chi legge i mei voti, perché mi aiuta spesso a riflettere. Chi legge il “Quotidiano” è sempre supportato dalle cosiddette pagelle, che spiegano il motivo di quel voto. Ribadisco – non per dovere di giustificarmi – che generalmente le valutazioni sono immediate, vengono fatte sul posto, senza i replay, a mente molto calda. Ma devono restare abbastanza “fredde”, non facendosi trascinare dalle emozioni di una partita e, soprattutto, dall’indole di essere tifoso di una squadra. Tante volte avrei voluto sbattere in faccia a qualcuno i tanto richiesti 3, 4, non giudicato, non classificato, ma non si può. Ci sono delle regole, che non sto qui a spiegare, per la redazione di un “tabellino con voti” che fa il giro d’Italia, che è redatto dal sottoscritto e che non può essere diverso a seconda delle testate in cui sarà pubblicato. E, per essere più chiaro ancora, passa anche tra le mani di chi – faccio un esempio – tifoso del Messina, ritenga che Asencio ha giocato da 6, perché chi lo marcava (Pacciardi o Manetta) ha giocato da 8.

Fatto sta che ringrazio sempre e comunque chi continua a seguirmi e ad esprimere pareri e opinioni autorevoli, anche se queste non sono sempre da 10 in pagella.

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Parto dalla cosa più scontata di questo mondo: ci serve un allenatore subito, non durante le feste di Natale. De Giorgio, che per ammissione dello stesso Varrà “deve fare un percorso”, non è ancora adatto per essere buttato nella fossa dei leoni della lotta salvezza. Ne verrà travolto e con esso il Potenza Calcio Official stesso. La gestione della gara di ieri, per come l’ho raccontata, è emblematica: formazione opinabile, cambi peggiori delle scelte iniziali, specie se sono stati “consigliati” dal campo, squadra piatta, senza idee e incapace di battere un Messina che ha deciso di rintanarsi nella sua metà campo per 90’. Sono stati buttati in mezzo tantissimi palloni, ma non c’era Caturano (e sappiamo perché). Che ieri abbiamo rimpianto più che mai. Ma con chi ce la dobbiamo prendere? Con Schiattarella che butta lontano il pallone rimediando il cartellino giallo che gli costerà la squalifica a Francavilla? Non fa niente, per il contributo che finora ha fornito: della sua assenza ce ne faremo una ragione. Ma appare chiaro che con questo rendimento anche del calciatore più famoso che c’è in rosa, non abbiamo cosa farne. Serve altro.

Quella di ieri era una partita da vincere anche con il contributo dei calciatori più esperti. Era “la partita” da vincere, ma non è stato troppo capito. E peggio mi sento se sento dire “il Potenza ci ha provato”: sono venuti fuori, allora, tutti i nostri limiti.

Perché oltre l’allenatore, ci sono quelli che vanno in campo ed oggi, dopo 18 partite lo possiamo dire senza paura di essere smentiti, e senza correre il rischio di urtare il pensiero di nessuno, costoro non fanno al caso del Potenza.

Tanti dei cosiddetti conclamati campioni possono tranquillamente andare a dimostrare quanto lo siano, in altri lidi. Qui serve gente che lotta, che morde gli avversari, che fa a botte nel campo. Non servono gli impiegati del catasto che vanno a timbrare il cartellino in attesa del munifico stipendio che la società eroga loro con una puntualità senza precedenti.

Ci eravamo illusi che lo spirito giusto fosse quello di Foggia, ma evidentemente era giusto per fare lo stesso 0-0 che ieri, però, è servito a poco. Perché per come è maturato lancia segnali preoccupanti, specie guardando la classifica, pensando a quello che è stato finora e immaginando il futuro.

Perché la preoccupazione è legata soprattutto alla legittima convinzione che dal mercato di gennaio (che conosciamo benissimo, come funziona, per averci fatto spesso ricorso per correggere gli errori dell’estate) non potranno certo arrivare tanti giocatori validi, che non saranno liberi quelli che fanno la differenza, che sarà complicatissimo azzeccare le scelte. E poi anche che queste scelte devono essere fatte molto in fretta, perché da quando il mercato apre (il 2 gennaio) a quando chiude (il 31) si dovranno giocare quattro partite (tra le quali gli scontri diretti con Brindisi e Monopoli in trasferta, Latina e Juve Stabia in casa).

Vi prego, datemi una sola speranza alla quale aggrapparmi per convincermi: “Dai, è tutto a posto. Salvezza tranquilla e poi l’anno prossimo si vedrà”.

PS. Mi appassiona molto il giudizio (sempre quando resta nell’ambito della civiltà) di chi legge i mei voti, perché mi aiuta spesso a riflettere. Chi legge il “Quotidiano” è sempre supportato dalle cosiddette pagelle, che spiegano il motivo di quel voto. Ribadisco – non per dovere di giustificarmi – che generalmente le valutazioni sono immediate, vengono fatte sul posto, senza i replay, a mente molto calda. Ma devono restare abbastanza “fredde”, non facendosi trascinare dalle emozioni di una partita e, soprattutto, dall’indole di essere tifoso di una squadra. Tante volte avrei voluto sbattere in faccia a qualcuno i tanto richiesti 3, 4, non giudicato, non classificato, ma non si può. Ci sono delle regole, che non sto qui a spiegare, per la redazione di un “tabellino con voti” che fa il giro d’Italia, che è redatto dal sottoscritto e che non può essere diverso a seconda delle testate in cui sarà pubblicato. E, per essere più chiaro ancora, passa anche tra le mani di chi – faccio un esempio – tifoso del Messina, ritenga che Asencio ha giocato da 6, perché chi lo marcava (Pacciardi o Manetta) ha giocato da 8.

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