venerdì 22 Novembre 2024

Di Carmine lancia il Catania, ma il Picerno c’è
D

Fonte: Max Licari per Calcio Catania.com

“Profumo” di bellezza
Come scriveva Stendahl, “la bellezza non è che una promessa di felicità”. E, se veramente ciò che percepiamo “in nuce” nella filosofia di gioco del Catania di Tabbiani potesse anche frettolosamente definirsi “bellezza”, allora potremmo dirci certi di avere davanti un futuro intriso di felicità. Questo Catania di inizio stagione, pur penalizzato da una sosta deleteria in funzione dell’acquisizione del necessario ritmo partita, profuma di imperfetta venustà, di ancor intermittente fulgore. Ma “profuma”, emette odori che sanno di buono, genera sensazioni positive. La gara giocata dai rossazzurri in un “Massimino” ancora una volta ricolmo di passione (17.000 spettatori) dimostra come il progetto del tecnico ex Fiorenzuola, seppur ai primi vagiti, si proietti ambiziosamente verso le mete concrete cui tutti gli innamorati del Liotru desidererebbero vederlo attestarsi. Di fronte a una bella squadra come quella allenata da mister Longo, tosta, compatta, non a caso nelle prime posizioni di classifica, il Catania ha sciorinato una prestazione gagliarda e generosa, fatta di accelerazioni devastanti alternate a pause figlie dell’ancor non perfetta condizione fisica, in cui ha meritatamente conquistato i tre punti, magari concedendo due o tre occasioni nitide ai bravi avversari, ma confezionando non meno di cinque o sei palle gol, oltre a due splendide realizzazioni di Samuele Di Carmine, giunte a rifinitura di azioni orchestrate in modo travolgente dai giocatori di maggior classe, Chiricò “in primis”. Del resto, dobbiamo abituarci, il “credo” tattico di Tabbiani presuppone pressing e ritmo alti, gioco d’attacco, aperto, programmaticamente esposto a talune ripartenze importanti degli avversari. Un gol in più piuttosto che uno in meno, fermo restando che contro i lucani è giunto un salutare “cleen sheet”, agevolato da alcune belle parate di un Livieri in buono spolvero. Il dato più rilevante, però, è la doppietta del centravanti ex perugino. Già qualcuno, ingenerosamente e del tutto prematuramente, basandosi meramente sulle statistiche delle ultime stagioni in categoria superiore, aveva “bollato” il suo acquisto da parte di Grella e Laneri come improvvido, dimenticando come altri illustri predecessori, provenienti da una scarsamente prolifica Serie B, avessero nel recente passato poi fatto il botto di gol nella categoria inferiore. Iemmello “docet”… Ebbene, Di Carmine ha disputato una gara da otto in pagella, condita da attitudine al gioco di squadra, attacco della profondità, generosità nei contrasti, due reti, un palo e una sacrosanta standing ovation all’atto dell’uscita dal campo. Una risposta netta e inequivocabile circa le sue potenzialità e qualità applicabili alla Serie C, indipendentemente dalla carta d’identità. Di contro, l’errore più grave adesso sarebbe cadere nell’eccesso opposto, magnificandone oltre misura le doti. Era bravo prima, è bravo adesso e lo sarà anche quando non segnerà una doppietta. Fra l’altro, pensare che Patierno o Tumminello o Ferrante fossero più forti appariva un’eresia figlia del più classico “tafazzismo alla catanese”, un “sempreverde” che purtroppo non accenna mai a morire, simile alla leggenda metropolitana della mancanza di “amichevoli probanti”, a differenza delle avversarie più accreditate. E, infatti, l’inizio delle ipoteticamente più rodate Avellino, Benevento e Crotone è lì, sotto gli occhi di tutti (un punto in tre partite gli irpini, con allenatore esonerato; due sconfitte consecutive i calabresi, dopo l’immeritatissima vittoria di Catania; una vittoria, un pareggio e una sconfitta, con gioco tutt’altro che brillante, i giallorossi campani)… Facciamo i seri, una volta tanto! Di Carmine è bravo come gli altri, è un acquisto rilevante come gli altri e farà meglio dei competitor se, e sottolineiamo se, i suoi compagni di squadra saranno complessivamente più bravi degli altri a metterlo nelle condizioni di fare bene. Niente di più, niente di meno. Equilibrio, parola d’ordine. Equilibrio.

Di Carmine e non solo…
Tabbiani, nell’ambito del suo canonico 4-3-3, sceglie in difesa Castellini al posto di Rapisarda e preferisce il più esperto Silvestri al “pupillo” Quaini, confermando il centrocampo della prima gara. In attacco, Di Carmine rileva Sarao, con Chiricò e Marsura ai lati. Il 4-2-3-1 di Longo, impostato su di una bella compattezza di squadra e un attacco assai mobile in Albadoro, Graziani e Murano, cerca fin dalle prime battute di limitare le fonti di gioco etnee e ripartire con pericolosità sulle fasce, in specie a destra, dove lo stesso Graziani mette in grosse difficoltà Castellini, ovviamente non abituato al ruolo. Ma è il Catania a menare le danze, grazie anche all’inesauribile verve delle mezzali Rocca e Zammarini. E, se si esclude un palo “estemporaneo” di Novella (simile a quello colpito da Rapisarda contro il Crotone), è proprio la compagine rossazzurra a creare le occasioni più pericolose, alcune veramente clamorose, con Mazzotta, Marsura, Di Carmine, prima che al 31′ lo stesso numero nove rossazzurro scaraventi in rete con un preciso destro da centro area un prezioso assist di Chiricò. Vantaggio meritato al cospetto di un degno avversario, a tratti pericoloso, in specie, come detto, sulla corsia di Castellini che incorre nell’ammonizione per fermare il pimpante dirimpettaio. Da segnalare un sinistro a giro di Chiricò a un soffio dal “sette” di Merelli che avrebbe buttato giù lo stadio. Nella ripresa, è inizialmente il Picerno a tenere maggiormente il pallino del gioco, in virtù dell’inserimento di Esposito, molto bravo a liberarsi tra le linee. Infatti, al 4′ è prodigioso Livieri su Murano a botta sicura (un rigore in movimento), spavento che consiglia a Tabbiani l’inserimento di Bouah e Ladinetti al posto di Castellini e Rizzo. Con l’ex cagliaritano in cabina di regia, la.squadra sembra trovare più geometrie e compattezza, limitando le scorribande dei lucani. Non a caso arriva la clamorosa occasione di Zammarini (bravissimo Merelli), su assist di Bouah, e la clamorosa traversa di Di Carmine su corner di Marsura, preludio al raddoppio del medesimo centravanti etneo al 63′, sull’ennesimo splendido assist di Chiricò. Gara virtualmente chiusa. Chirurgicamente chiusa. Il resto della sfida si riassume in un altro paio di occasioni per il Catania e un evidente errore sotto misura del neoentrato Santarcangelo che, in sospetta posizione di offside, scarta Livieri e spara sull’esterno della rete sul finire del match. Un successo limpido e una bella festa per la gente del “Massimino”.

A Monopoli per trovare continuità
Il turno infrasettimanale di giovedì vedrà i rossazzurri affrontare una difficile trasferta in terra pugliese. Monopoli non genera ricordi felicissimi in casa Catania… Si è sempre trattato di un campo ostico e avaro di soddisfazioni. Pertanto, sarà necessaria tanta umiltà per poter approcciare nel modo giusto questa partita. E, soprattutto, nessuna euforia eccessiva per la bella vittoria conseguita sul Picerno. La qualità complessiva del roster catanese è indubbiamente superiore, ma la “carta”, come insegna la storia recentissima di questo torneo, conta nulla. Testa bassa e pedalare. Let’s go, Liotru, let’s go!!!

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Come scriveva Stendahl, “la bellezza non è che una promessa di felicità”. E, se veramente ciò che percepiamo “in nuce” nella filosofia di gioco del Catania di Tabbiani potesse anche frettolosamente definirsi “bellezza”, allora potremmo dirci certi di avere davanti un futuro intriso di felicità. Questo Catania di inizio stagione, pur penalizzato da una sosta deleteria in funzione dell’acquisizione del necessario ritmo partita, profuma di imperfetta venustà, di ancor intermittente fulgore. Ma “profuma”, emette odori che sanno di buono, genera sensazioni positive. La gara giocata dai rossazzurri in un “Massimino” ancora una volta ricolmo di passione (17.000 spettatori) dimostra come il progetto del tecnico ex Fiorenzuola, seppur ai primi vagiti, si proietti ambiziosamente verso le mete concrete cui tutti gli innamorati del Liotru desidererebbero vederlo attestarsi. Di fronte a una bella squadra come quella allenata da mister Longo, tosta, compatta, non a caso nelle prime posizioni di classifica, il Catania ha sciorinato una prestazione gagliarda e generosa, fatta di accelerazioni devastanti alternate a pause figlie dell’ancor non perfetta condizione fisica, in cui ha meritatamente conquistato i tre punti, magari concedendo due o tre occasioni nitide ai bravi avversari, ma confezionando non meno di cinque o sei palle gol, oltre a due splendide realizzazioni di Samuele Di Carmine, giunte a rifinitura di azioni orchestrate in modo travolgente dai giocatori di maggior classe, Chiricò “in primis”. Del resto, dobbiamo abituarci, il “credo” tattico di Tabbiani presuppone pressing e ritmo alti, gioco d’attacco, aperto, programmaticamente esposto a talune ripartenze importanti degli avversari. Un gol in più piuttosto che uno in meno, fermo restando che contro i lucani è giunto un salutare “cleen sheet”, agevolato da alcune belle parate di un Livieri in buono spolvero. Il dato più rilevante, però, è la doppietta del centravanti ex perugino. Già qualcuno, ingenerosamente e del tutto prematuramente, basandosi meramente sulle statistiche delle ultime stagioni in categoria superiore, aveva “bollato” il suo acquisto da parte di Grella e Laneri come improvvido, dimenticando come altri illustri predecessori, provenienti da una scarsamente prolifica Serie B, avessero nel recente passato poi fatto il botto di gol nella categoria inferiore. Iemmello “docet”… Ebbene, Di Carmine ha disputato una gara da otto in pagella, condita da attitudine al gioco di squadra, attacco della profondità, generosità nei contrasti, due reti, un palo e una sacrosanta standing ovation all’atto dell’uscita dal campo. Una risposta netta e inequivocabile circa le sue potenzialità e qualità applicabili alla Serie C, indipendentemente dalla carta d’identità. Di contro, l’errore più grave adesso sarebbe cadere nell’eccesso opposto, magnificandone oltre misura le doti. Era bravo prima, è bravo adesso e lo sarà anche quando non segnerà una doppietta. Fra l’altro, pensare che Patierno o Tumminello o Ferrante fossero più forti appariva un’eresia figlia del più classico “tafazzismo alla catanese”, un “sempreverde” che purtroppo non accenna mai a morire, simile alla leggenda metropolitana della mancanza di “amichevoli probanti”, a differenza delle avversarie più accreditate. E, infatti, l’inizio delle ipoteticamente più rodate Avellino, Benevento e Crotone è lì, sotto gli occhi di tutti (un punto in tre partite gli irpini, con allenatore esonerato; due sconfitte consecutive i calabresi, dopo l’immeritatissima vittoria di Catania; una vittoria, un pareggio e una sconfitta, con gioco tutt’altro che brillante, i giallorossi campani)… Facciamo i seri, una volta tanto! Di Carmine è bravo come gli altri, è un acquisto rilevante come gli altri e farà meglio dei competitor se, e sottolineiamo se, i suoi compagni di squadra saranno complessivamente più bravi degli altri a metterlo nelle condizioni di fare bene. Niente di più, niente di meno. Equilibrio, parola d’ordine. Equilibrio.

Di Carmine e non solo…
Tabbiani, nell’ambito del suo canonico 4-3-3, sceglie in difesa Castellini al posto di Rapisarda e preferisce il più esperto Silvestri al “pupillo” Quaini, confermando il centrocampo della prima gara. In attacco, Di Carmine rileva Sarao, con Chiricò e Marsura ai lati. Il 4-2-3-1 di Longo, impostato su di una bella compattezza di squadra e un attacco assai mobile in Albadoro, Graziani e Murano, cerca fin dalle prime battute di limitare le fonti di gioco etnee e ripartire con pericolosità sulle fasce, in specie a destra, dove lo stesso Graziani mette in grosse difficoltà Castellini, ovviamente non abituato al ruolo. Ma è il Catania a menare le danze, grazie anche all’inesauribile verve delle mezzali Rocca e Zammarini. E, se si esclude un palo “estemporaneo” di Novella (simile a quello colpito da Rapisarda contro il Crotone), è proprio la compagine rossazzurra a creare le occasioni più pericolose, alcune veramente clamorose, con Mazzotta, Marsura, Di Carmine, prima che al 31′ lo stesso numero nove rossazzurro scaraventi in rete con un preciso destro da centro area un prezioso assist di Chiricò. Vantaggio meritato al cospetto di un degno avversario, a tratti pericoloso, in specie, come detto, sulla corsia di Castellini che incorre nell’ammonizione per fermare il pimpante dirimpettaio. Da segnalare un sinistro a giro di Chiricò a un soffio dal “sette” di Merelli che avrebbe buttato giù lo stadio. Nella ripresa, è inizialmente il Picerno a tenere maggiormente il pallino del gioco, in virtù dell’inserimento di Esposito, molto bravo a liberarsi tra le linee. Infatti, al 4′ è prodigioso Livieri su Murano a botta sicura (un rigore in movimento), spavento che consiglia a Tabbiani l’inserimento di Bouah e Ladinetti al posto di Castellini e Rizzo. Con l’ex cagliaritano in cabina di regia, la.squadra sembra trovare più geometrie e compattezza, limitando le scorribande dei lucani. Non a caso arriva la clamorosa occasione di Zammarini (bravissimo Merelli), su assist di Bouah, e la clamorosa traversa di Di Carmine su corner di Marsura, preludio al raddoppio del medesimo centravanti etneo al 63′, sull’ennesimo splendido assist di Chiricò. Gara virtualmente chiusa. Chirurgicamente chiusa. Il resto della sfida si riassume in un altro paio di occasioni per il Catania e un evidente errore sotto misura del neoentrato Santarcangelo che, in sospetta posizione di offside, scarta Livieri e spara sull’esterno della rete sul finire del match. Un successo limpido e una bella festa per la gente del “Massimino”.

A Monopoli per trovare continuità
Il turno infrasettimanale di giovedì vedrà i rossazzurri affrontare una difficile trasferta in terra pugliese. Monopoli non genera ricordi felicissimi in casa Catania… Si è sempre trattato di un campo ostico e avaro di soddisfazioni. Pertanto, sarà necessaria tanta umiltà per poter approcciare nel modo giusto questa partita. E, soprattutto, nessuna euforia eccessiva per la bella vittoria conseguita sul Picerno. La qualità complessiva del roster catanese è indubbiamente superiore, ma la “carta”, come insegna la storia recentissima di questo torneo, conta nulla. Testa bassa e pedalare. Let’s go, Liotru, let’s go!!!

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Di Carmine e non solo…
Tabbiani, nell’ambito del suo canonico 4-3-3, sceglie in difesa Castellini al posto di Rapisarda e preferisce il più esperto Silvestri al “pupillo” Quaini, confermando il centrocampo della prima gara. In attacco, Di Carmine rileva Sarao, con Chiricò e Marsura ai lati. Il 4-2-3-1 di Longo, impostato su di una bella compattezza di squadra e un attacco assai mobile in Albadoro, Graziani e Murano, cerca fin dalle prime battute di limitare le fonti di gioco etnee e ripartire con pericolosità sulle fasce, in specie a destra, dove lo stesso Graziani mette in grosse difficoltà Castellini, ovviamente non abituato al ruolo. Ma è il Catania a menare le danze, grazie anche all’inesauribile verve delle mezzali Rocca e Zammarini. E, se si esclude un palo “estemporaneo” di Novella (simile a quello colpito da Rapisarda contro il Crotone), è proprio la compagine rossazzurra a creare le occasioni più pericolose, alcune veramente clamorose, con Mazzotta, Marsura, Di Carmine, prima che al 31′ lo stesso numero nove rossazzurro scaraventi in rete con un preciso destro da centro area un prezioso assist di Chiricò. Vantaggio meritato al cospetto di un degno avversario, a tratti pericoloso, in specie, come detto, sulla corsia di Castellini che incorre nell’ammonizione per fermare il pimpante dirimpettaio. Da segnalare un sinistro a giro di Chiricò a un soffio dal “sette” di Merelli che avrebbe buttato giù lo stadio. Nella ripresa, è inizialmente il Picerno a tenere maggiormente il pallino del gioco, in virtù dell’inserimento di Esposito, molto bravo a liberarsi tra le linee. Infatti, al 4′ è prodigioso Livieri su Murano a botta sicura (un rigore in movimento), spavento che consiglia a Tabbiani l’inserimento di Bouah e Ladinetti al posto di Castellini e Rizzo. Con l’ex cagliaritano in cabina di regia, la.squadra sembra trovare più geometrie e compattezza, limitando le scorribande dei lucani. Non a caso arriva la clamorosa occasione di Zammarini (bravissimo Merelli), su assist di Bouah, e la clamorosa traversa di Di Carmine su corner di Marsura, preludio al raddoppio del medesimo centravanti etneo al 63′, sull’ennesimo splendido assist di Chiricò. Gara virtualmente chiusa. Chirurgicamente chiusa. Il resto della sfida si riassume in un altro paio di occasioni per il Catania e un evidente errore sotto misura del neoentrato Santarcangelo che, in sospetta posizione di offside, scarta Livieri e spara sull’esterno della rete sul finire del match. Un successo limpido e una bella festa per la gente del “Massimino”.

A Monopoli per trovare continuità
Il turno infrasettimanale di giovedì vedrà i rossazzurri affrontare una difficile trasferta in terra pugliese. Monopoli non genera ricordi felicissimi in casa Catania… Si è sempre trattato di un campo ostico e avaro di soddisfazioni. Pertanto, sarà necessaria tanta umiltà per poter approcciare nel modo giusto questa partita. E, soprattutto, nessuna euforia eccessiva per la bella vittoria conseguita sul Picerno. La qualità complessiva del roster catanese è indubbiamente superiore, ma la “carta”, come insegna la storia recentissima di questo torneo, conta nulla. Testa bassa e pedalare. Let’s go, Liotru, let’s go!!!

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