La C è tostissima. Guai a dare tutto per scontato, al punto che quella che era la partita già vinta in partenza è finita in pareggio. Beninteso, anche non giocando al massimo, sbagliando un paio di gol già fatti, il Potenza avrebbe potuto tranquillamente vincerla. Non è accaduto.
Dico: nell’arco di un torneo così equilibrato (ormai erano anni che ci eravamo quasi stufati a vedere l’ammazzacampionato) ci può anche stare, per cui guardo al bicchiere mezzo pieno del nono risultato utile consecutivo in trasferta.
La sfida di Torre mi ha portato, comunque, a una serie di considerazioni: innanzitutto – ed è ciò che intendo precisare e chiarire immediatamente – sono molto contento di questo Potenza e dell’andamento generale di questa annata. Potrebbe anche bastare, ma guai ad accontentarsi.
In un percorso di crescita non può essere assolutamente marginale l’idea di diventare sempre più forti. E finora, proprio in nome di quell’equilibrio prima citato, non sembra che serva moltissimo per mettersi alla pari delle altre. Tre-quattro tasselli, ma di uno spessore qualitativo importante, per poter stare in maniera stabile nei quartieri alti della classifica. Perché è abbastanza chiaro che se pure l’idea è quella di continuare nel tempo a crescere, a essere ambiziosi e a diventare forti, partire da qualche gradino più in alto, per il futuro, non sarebbe certo un male.
Poi: è vero quello che dice Macchia (“A Potenza non siamo mica fessi”), nel senso di provare ad approfittare delle occasioni che ti si presentano davanti, ma allo stesso modo non siamo mica fessi dal voler illuderci che così com’è il Potenza può puntare alla B. Da questo punto di vista credo che un po’ tutti – in questi giorni – abbiano saputo tenere ben distinti la realtà delle cose e il sogno del tifoso. Serve qualcosa in più e se l’intenzione è questa lo capiremo nel modo in cui chi non serve alla causa rossoblù sarà sostituito.
Nello specifico, anche la partita con la Turris ci ha detto che la rosa è corta e che le soluzioni alternative di chi deve subentrare, rispetto a chi scende in campo da titolare non sono sullo stesso piano. Niente di scandaloso, per amor della verità. Ma è quello che fa la differenza tra chi c’è e chi ci prova. Rispetto al passato e alle sofferenze della scampata retrocessione, ben ci piace essere e restare lì (che poi vuol dire immediatamente a ridosso del podio del campionato), ma perché non guardare alla luna piuttosto che al dito che la indica?
PS- Ero scettico, non lo nego, ma Verrengia sta diventando molto, molto, forte. Bravo a lui e al mister che ci ha creduto.