Maestosi. Tutti. Da chi l’ha creata questa squadra, a chi la mette in campo, a chi la gestisce fino a chi mette in ordine le magliette. Il meccanismo è perfetto e non importa se anche non dovesse bastare. Già così è un orgoglio che, credo, possa aver accomunato anche chi il Potenza lo segue raramente. Perché – dopo 58 anni – quel “clamoroso al Cibali” che ha fatto la storia del calcio italiano, appartiene un pizzico anche al Potenza, a chi c’era e a chi non c’era. Il Potenza ha vinto, e ancora convinto, perchè se un parterre molto preparato di giornalisti e addetti ai lavori, e che ha visto, di recente, il calcio con la C maiuscola, dice: “questo Potenza è la squadra più forte del campionato”, bisogna iniziare a crederci.
Ecco, fermo restando che già così non avrei difficoltà a trovare qualcuno che dice ‘può bastare’, penso che il vero salto di qualità questa squadra potrà farlo nell’esatto momento in cui riuscirà a fare gol e chiudere le partite quando le domina e non un tempo dopo. Quello che è mancato a Catania è stato questo: pensare di poterla perdere, in quel primo quarto d’ora della ripresa, dopo aver surclassato l’avversario per un tempo intero. Sarebbe stato un peccato. Ma, che dire? Che ho la sensazione che ci sarà ancora tanto da divertirsi.
E che aggiungere? Che adesso bisogna cambiare la prospettiva del campionato e provare a essere ancora più competitivi, non stravolgendo niente, confermandosi preveggenti e lungimiranti, mantenendo la costanza dei fari, se non proprio spenti, almeno lievemente illuminati, per non offendere l’intelligenza di nessuno. Poi sarà quel che sarà: finalmente, dopo la tempesta dell’anno scorso, un raggio di sole ci illumina ed anche se andiamo cercando la pioggia, per la crisi idrica, lasciamoci illuminare che è davvero molto bello.
PS. Una cosa a livello personale la voglio infine condividere: amo questa squadra, per tutto quello che mi sa regalare a livello emotivo, per quanto significa, ha significato e significherà nella mia vita professionale e anche personale. E’ una sensazione difficilmente spiegabile e, capisco, difficilmente comprensibile da chi non la vive come il sottoscritto. Esserci sempre, raccontare e vivere sul campo certe partite, in certi ambienti, contro certi avversari è davvero un privilegio. E oggi mi sento fortunato se penso a quanto ci ho tenuto soprattutto nei momenti più brutti (e, ahimè, ne ho dovuti raccontare parecchi). Oggi godo per la soddisfazione che provo a pensare che “io c’ero, ci sono e ci sarò” senza che chilometri, distanze, la solitudine nelle sale stampe italiane, potrà mai mettere un freno alla passione che mi lega a questi colori.