Mi è capitato tante volte quest’anno di rientrare dalle trasferte contento per quello che avevo visto. Da quella di ieri torno a casa orgoglioso del mio Potenza. Sarebbe stato stupendo vincerla, è stato amarissimo perderla. Nel bel mezzo di due stati d’animo assolutamente contrapposti la sensazione, che troppo spesso riecheggia nella mia mente, di avere tra le mani un’incompiuta.
E’ il rimpianto tecnico di quest’anno, relativamente a quanto non è stato portato a termine in sede di campagna di riparazione, ed è il rimpianto relativo alle partite giocate in cui, quando il Potenza ha fatto benissimo in attacco, ha avuto lacune dietro, e quando – come ad Avellino – è stato a tratti impeccabile in difesa, ha sbagliato davvero troppi gol. Ed è un cane che si morde la coda se penso che, se non si fossero persi tanti punti nel cammino di quest’anno, probabilmente ieri sera il distacco dall’Avellino sarebbe stato tale da rendere la partita un vero e proprio big match per la vetta, da assegnare evidentemente a un arbitro più coraggioso. Per usare un eufemismo.
Perché nell’occasione del mancato rigore su Schimmenti (era l’ultimo minuto del primo tempo ed Enrici andava ammonito per la seconda volta) non si è trattato certo di una svista. L’arbitro era lì e l’ha visto benissimo, si è anche ricordato del giallo al difensore dell’Avellino di qualche minuto prima, e scientemente non si è voluto pregiudicare la serata. Ma probabilmente si è giocato la carriera.
Fatto sta che resta negli occhi un gran bel Potenza ed il merito del calcio proposto è tutto del suo allenatore. E’ in malafede chi va a cercare il pelo nell’uovo sulle sostituzioni: a livello globale è stato un Potenza perfetto e che ha lanciato segnali chiarissimi sull’immediato futuro. Se l’atteggiamento resterà questo, specie in trasferte complicate dal punto di vista ambientale, come certamente lo era quella di ieri sera, non sono assolutamente preoccupato dalla posizione che il Potenza occuperà nella griglia playoff. In casa o fuori cambierà poco ed in giro bisognerà portare l’adeguato rispetto a chi ieri ha spaventato i novemila di Avellino e la squadra che, con ogni probabilità, vincerà il campionato.
PS – A proposito di incompiute: ne hanno fatte anche Mozart, Wagner e Leonardo Da Vinci. E sono comunque rimaste opere incantevoli. Il futuro ci dirà se potrà esserlo anche questo Potenza.