Senza mezze parole, il Potenza aveva tutto da perdere. Concetto rafforzato da quanto accaduto a Torre del Greco. Il Potenza ritornava in campo 13 giorni dopo. Il Potenza sfidava un avversario che, nonostante un solo pari nelle ultime cinque, era a livello di prestazione in crescita. Prova superata, persino in maniera più netta di quanto non dica il punteggio finale. Sostanzialmente anche un passo in avanti in termini di personalità e di gestione della partita. Un po’ meno per concretezza (troppi gol mancati, ancora una volta) e – a detta di De Giorgio – di possesso palla. Ma queste sono cose da tecnico, di dettagli, che il tifoso guarda solo in un secondo momento. Per cui apprezza – come è stato – risultato e classifica. Quindi: bene così.
Un secondo ragionamento è sul salto di qualità che ha fatto mister De Giorgio. Non era sicuramente facile ‘gestire’ i diffidati Felippe e Castorani. E il mister non li ha gestiti, nella logica che, se pure fossero stati ammoniti e quindi squalificati per la sfida al Benevento, alle loro spalle ci sono calciatori che valgono altrettanto. Lo sanno tutti che non è così, ma questo allenatore (che sta diventando mister con la M maiuscola) ha saputo mandare un messaggio chiaro a tutti, anche ai diretti chiamati in causa che sanno di avere qualcosa in meno dei compagni citati. E questi ultimi, caricati di questa responsabilità, sono spronati a dare di più per ripagare la fiducia infinita. Bravo De Giorgio.
Terzo concetto: è il momento clou, non prendiamoci in giro. Benevento e Cerignola (in casa), Trapani e Crotone (in trasferta). Poi pensiamo alla Juventus. Ma è da martedì 21 a sabato 18 febbraio che i Leoni non devono abbandonare l’arena. E se le premesse sono quelle di quanto abbiamo goduto in 22 partite di campionato, credo che dovranno essere anche gli altri a dare una adeguata importanza alle sfide contro i rossoblù.
Infine, il Benevento: da qualche anno non è mai una sfida banale. Da quel 2007 è passata tanta acqua sotto i ponti e i sanniti, pur perdendo con noi e anche altri campionati dopo di quello, hanno inanellato un percorso virtuoso che li ha portati fino al Paradiso (battere la Juventus a Torino) e poi di nuovo all’Inferno, ma sempre con un progetto chiaro, una programmazione, senza mai abbattersi anche dopo due retrocessioni di fila. Un esempio che Macchia vorrebbe imitare, senza subire alcuna influenza e ingerenza, come nel primo anno troppo spesso è capitato di pensare. Camminare sulle proprie gambe e con le proprie forze, provando a emulare quella cavalcata, non esserne parenti. Ma prima bisogna scrollarsi di dosso le dicerie. E il primo passo concreto sarebbe batterli sul campo.
Un pensiero a parte va fatto, però, sulle presenze allo stadio: di tifosi del Potenza, nella atipica trasferta di ieri, ce ne erano poco più di 600. E’ vero tutto: il pari di Torre, faceva freddo, la partita non era di ‘prima fascia’, martedì servono altri soldi per il biglietto col Benevento e sabato per il Cerignola, c’era Juve-Milan, eccetera, eccetera. Di certo nessuno può imporre alla gente di andare allo stadio, ma non possiamo non sottolineare che è troppo poco per una squadra ambiziosa, ed anche per pretendere via social una campagna di rafforzamento con “i pezzi grossi”. Per fortuna che ‘quelli di sempre c’erano, si sono fatti sentire, e ci saranno’. E meno male che pervade in me la sensazione che questa squadra sarà lì a giocarsela fino alla fine e che – di conseguenza – le presenze allo stadio aumenteranno. Ma l’occasione era comunque giusta per rendersi conto di che bella squadra è il Potenza. Ed è stata un’occasione persa. Rincuoriamoci, ce ne saranno altre e, magari, di più belle per farsi venire il rimpianto di non esserci stati fin dall’inizio.