E’ stato davvero molto bello e un peccato non averla potuta condividere appieno con i tifosi in festa. E’ stato bello vedere il Potenza giocare con la personalità di una squadra forte. In tribuna i colleghi campani dicevano “questi non buttano via un pallone” e loro stessi alla fine del primo tempo commentavano il loro vantaggio dicendo “immeritato”. E alla fine mi si è avvicinato uno che non conoscevo e mi ha detto: “giusto così”. Proprio così, perché almeno per una volta la dea Eupalla ha deciso che doveva vincere la squadra che lo aveva meritato. Meglio, strameritato. Con una prestazione – e sfido chiunque – di grandissimo spessore, anche nel primo tempo, dove però siamo stati troppo poco concreti. E siamo stati puniti. E forse è stata questa la scintilla, l’essersi sentiti penalizzati dal punteggio per quello che si stava producendo e così abbiamo visto il miglior secondo tempo della stagione. Che è finito 2-0 per il Potenza, ma che poteva finire anche tre o quattro.
E quello che abbiamo visto spero possa finalmente dare una lettura diversa al nostro campionato: perché se c’era qualcuno che diceva “cinque gol al Taranto, ma erano scarsi” (e poi abbiamo visto come è andata agli jonici), oggi – in una domenica con il sorriso stampato sulla faccia – che dire dopo aver dominato una squadra forte e che era pure avanti in classifica? Fiducia e pazienza ci vuole, e ci potremo divertire ancora. Proprio come è accaduto al sottoscritto, ma non solo ieri.
A questo punto una ultima considerazione. Da un lato bisogna essere ottimisti ed entusiasti. Occorre che la gente di Potenza riconosca il giusto merito alla società di aver imparato dai propri errori e si stringa accanto a una squadra forte e che può fare ancora di più. In poche parole, esaltiamoci e facciamo sentire il fuoco della passione che da sempre alimenta la nostra piazza. E’ questo il bello del calcio: godere dei successi, quando arrivano, specie se storicamente non è che siano all’ordine del giorno.
Dall’altra dico alla squadra stessa di tenere i piedi per terra, di continuare a giocare con il piglio e l’umiltà di queste giornate, di restare se stessa e di continuare a far avvicinare la gente allo stadio; e questo piglio deve restare lo stesso anche per la società che ha individuato la strada per lavorare in silenzio, portando risultati: senza proclami, evitando polemiche e paragoni. Perché poi, alla fine, chi semina raccoglie.