Analisi della partita: sconfitta determinata dall’ennesimo errore di Novella; scoppola figlia, invece, della lentezza con la quale dopo l’espulsione si è pensato di rimettere in sesto una difesa che già stava soffrendo le pene dell’inferno, per cui ascrivibile a De Giorgio.
Ho ribadito nelle ultime due pillole la fiducia che ripongo nell’allenatore del Potenza, e non sono qui a rimangiarmela perché devo mantenere una certa dose di equilibrio. Ma non posso nascondere anche le sue responsabilità. E se lo facessi non sarei oggettivo. E’ evidente che anche lui – come tutti gli altri – deve crescere ancora molto, specie nella gestione della sconfitta. Dopo il 4-1 di Benevento il Potenza ha imparato la lezione che è durata due giornate; dopo il 5-1 di ieri non posso ascoltare che “il Potenza ha giocato una delle sue migliori partite”. E’ vero, lui deve proteggere la squadra, ma con una frase del genere, dopo una prestazione che è stata godibile per soli 15 minuti, gli ultimi 5 del primo tempo e i primi 10 del secondo, fino a quando Novella non ha fatto la terza frittata di stagione, si rischia di offendere l’intelligenza sia di chi ascolta, sia di chi la pronuncia una frase del genere. Dopo quel cartellino rosso è stato un tracollo e questo non può essere giustificato. Detto questo: reset immediato.
A latere dobbiamo essere onesti nell’ammettere che il Trapani ha vinto il suo confronto molto a livello individuale e altrettanto a livello di squadra, oggettivamente, perché è più forte del Potenza. O, se non vogliamo esaltare le doti altrui, ma guardare in casa nostra, il Potenza non è al livello del Trapani. Lo sapevamo benissimo, ma non che venisse fuori in maniera così roboante. Magari scendendo in campo fin dal primo minuto in maniera adeguata (cosa che non è accaduta in quasi tutte le partite giocate), qualche limite si sarebbe potuto ridurre.
Credo però che dobbiamo, in un certo senso, essere pronti a quello che potrà accadere: questa squadra potrà fare ottime prestazioni e poi sciogliersi come neve al sole. Potrà esaltare le qualità che evidentemente ha dalla trequarti in su, ma ci farà soffrire ancora una volta le pene dell’inferno per quello che accade dietro.
De Giorgio non può non dare importanza ai numeri: due gol a Messina, quattro a Benevento e cinque ieri non possono passare inosservati e inevitabilmente azzerano le tre gare in cui la porta è rimasta imbattuta. Va aggiustato qualcosa e se il tecnico pensa che non si tratti del modulo, inizi a inventarsi qualcosa negli uomini per non presentare più la banda del buco. E per quanto di sua competenza, il ds De Vito inizi a pensare a come correggere gli errori fatti nella costruzione del pacchetto arretrato.
Non me lo potrà negare nessuno: è dal mese di luglio che ho detto, ridetto, scritto e riscritto, che la difesa e alcuni degli interpreti non mi convincono affatto. Per fortuna la posizione in classifica ci può indurre a guardare avanti con fiducia, ma guai a perdere tempo: i fantasmi dei 97 gol subiti nei primi due anni rischiano seriamente di ricomparire.