DI ALFONSO PECORARO
Il punto di Catania è pesante non tanto per quello che riguarda la classifica in sé, quanto piuttosto per quello che potrebbe determinare dal punto di vista mentale. Il Potenza Calcio Official è stato al Massimino quello che ci saremmo augurati che fosse sempre e in tutti gli stadi d’Italia. Squadra compatta, attenta soprattutto in un primo tempo in cui ha lasciato l’iniziativa ai padroni di casa, ma sostanzialmente non ha mai sofferto, coraggiosa nella ripresa quando Marchionni ha capito che difendersi per tutto il tempo non avrebbe portato vantaggi. Lo spirito è sembrato differente e, al tirar delle somme, il risultato sta persino stretto mettendo su un ipotetico piatto della bilancia le occasioni avute dall’una e dall’altra squadra.
Il “bello”, per così dire, è che quasi mai questa squadra ha dimostrato questa continuità. E probabilmente ben venga che il prossimo impegno sia col Picerno, contro cui c’è in palio non solo l’esigenza della classifica, ma anche qualcosina di più, ricordando l’enorme differenza di quest’anno tra le due squadre, ma soprattutto quella debacle della gara di andata.
Il torneo è entrato in una fase in cui proprio attraverso un cammino costante, lineare, ci si può tirare fuori dai guai. Non basta farlo solo una volta ogni tanto, come è troppo spesso accaduto. La considerazione, quindi, dopo Catania, è questa: non serve un solo risultato e una sola prestazione. Ma è proprio attraverso il conseguirsi di esse, nel modo in cui si è potuto apprezzare al Cibali, che si potrà stare un po’ più tranquilli e sperare che anche la piazza sia equilibrata e compatta.
Perché questa è l’ultima considerazione della settimana: ma è mai possibile che anche su un episodio così chiaro e lineare (l’autobus che viene scortato da altri verso strade nelle quali non poteva transitare) si fa una polemica, si fanno sberleffi e battutine, si tira in ballo l’organizzazione della società, le colpe di chi guidava e da qui si arriva anche ad altro? Ritengo che sia ingeneroso ed esagerato, ma non posso non raccontarlo perchè è il volto di una medaglia che non luccica e che non rende certo orgoglioso me – che come tanti – sono molto convinto che “noi siamo Potenza” voglia dire appunto essere una forza unica e compatta. Ossia uno degli ingredienti che in passato ci ha reso grandi e che quest’anno (e anche nello scorso) non siamo riusciti ancora a mettere nella nostra ricetta.
In queste situazioni mi rendo conto che, nonostante tutti si riempiano la bocca sull’essere tifosi e sul valore dell’appartenenza, del Potenza che è patrimonio comune, la sensazione è che sono ancora tanti (troppi) quelli ai quali interessa solo che il Potenza sia esclusivamente un “affare loro”. E quello che è peggio è che non fanno nient’altro per addolcire il clima, per azzerare le spaccature, e per dimostrare una volta per tutte di essere una comunità matura. E unita. Serve anche questo per crescere e per fare risultati.