DI ALFONSO PECORARO
Non c’è mai fine al peggio: quest’anno pensavo di aver visto tutto, ed invece c’è sempre una novità. Dopo Teramo il pensiero era stato “non si può fare peggio di così”. Si può, si può.
E dico, non siamo nuovi, specie negli ultimi due anni, a sofferenze varie, ma avevo sempre apprezzato che – sia pure con limiti evidenti – c’era in campo gente che cercava di superare la propria inferiorità agli altri con il cuore, l’orgoglio, il carattere. Può accadere che una squadra debba lottare per la salvezza, ci mancherebbe, ma non posso assolutamente accettare che lo faccia questa che costa all’incirca (dati Lega Pro) intorno ai 3 milioni di euro per monte ingaggi. Ridatemi, a cominciare da un Pasquale Arleo, gente che prima di ogni altra cosa abbia una dignità personale smisurata da mettere al servizio, prima di tutto, di se stessi e poi della maglia che indossano.
Mi preoccupa Marchionni. Capisco le riflessioni a caldo, ma non posso accettare la rassegnazione di un allenatore che non sa spiegare cosa accade, che non snocciola subito gli eventuali rimedi per salvare innanzitutto la faccia, che se la prende con i 15 (non) scesi in campo e non fa per primo un mea culpa sull’accozzaglia di scelte fatte, ma soprattutto che per primo non trovi una soluzione a questo sfacelo. Nell’anno delle sopravvalutazioni e delle illusioni di aver trovato (dopo altri cinque in due stagioni) quello giusto, va inserito inevitabilmente anche lui.
Caturano dice: “tutti compatti”. Potrebbe pure andare bene. Ma siamo sicuri, signor capitano, che i primi a essere disgregati non siate proprio voi in quello spogliatoio? Quindi questa compattezza, e non voglio parlare nemmeno di attaccamento alla maglia perché avrei da scrivere un libro per spiegarvi come si fa, cercatela prima voi, quantomeno per salvare un pizzico di faccia e di professionalità che vi potrebbe aiutare a cercare l’1 luglio un’altra squadra. Speriamo, anche se avete contratti pluriennali con il Potenza Calcio Official.
Ho finito il mio bagaglio di improperi e di insulti per quello a cui ogni santa giornata sto assistendo. Ed ho terminato anche la dose di pazienza che mi fa anteporre a tutte le altre cose lo sviscerato amore che provo per questa maglia e che mi fa stare malissimo se chi la indossa ci sottopone a figuracce del genere.
Dopo 27 giornate, a malincuore perché devo sconfessare alcune mie convinzioni iniziali, non posso assolvere più niente e nessuno. E mi ha anche scocciato che ogni santa giornata debba venire fuori uno che ci metta la faccia e si assuma le responsabilità di questo scempio. Non è indicando un colpevole che si trova la soluzione per venirne fuori. Non è questo il momento.
Ora un solo obiettivo: fare 10 punti in 11 gare. Accada in quattro partite o in tutte e undici basta solo che si facciano. Lo spumante lo stapperemo certamente. E poi, con grande serenità: piazza pulita, reset e ripartenza con un altro progetto, altri professionisti, altri uomini, altro Potenza che torni a farci divertire e a non farci venire il mal di stomaco tutte le sante giornate.
PS: ultima annotazione sui voti che ho dato ai calciatori (non) scesi in campo a Torre. Fossi stato un insegnante, tutti bocciati con un bel 3. Ma non lo sono e devo mantenere, sia pure con grande fatica, lo spirito del giornalista imparziale e che non sia emotivamente coinvolto. Ve lo assicuro: è una sofferenza, ma lo devo fare specie quando quei voti vengono esposti su una vetrina nazionale.