sabato 23 Novembre 2024

“La Pillola” post Monterosi🆚Potenza

Un passo in avanti a Caserta, una decina indietro a Teramo. L’altalena del Potenza Calcio Official continua: è questa l’unica costante del momento. Il tanto sperato salto di qualità, ogni volta che viene richiesto, puntualmente non si realizza. Ed è questo che inevitabilmente condiziona umori e giudizi. Il punto preso non può cancellare la figuraccia fatta e la figuraccia fatta non può che generare malumori, nervosismi e la contestuale perdita della pazienza dei tifosi, che con uno striscione hanno chiesto rispetto, ma che in termini complessivi non sono stati accontentati. Rassegniamoci: deve andare così e a questo punto, ben venga prendersi un punto in trasferta per avvicinarsi a quella quota (41 minimo) che serve per salvarsi e facciamo minutaggio, così almeno le spese si riducono un po’.

Una serie di rilievi: se i rossoblù contro l’ultima in classifica tirano in porta solo al 3’ del primo tempo e al 39’ della ripresa, non può bastare. Poi magari se Caturano centra la porta e non il portiere al 92’ dopo il pari di Saporiti, la gara si poteva pure vincere, ma quello che deve far riflettere è l’incapacità di provare a essere superiori all’ultima in classifica nel tempo che è intercorso dalla prima alla seconda occasione.

Ed allora giù a pensare che manca personalità, oltre a qualche dote tecnica, e che fino ad oggi nessuno degli allenatori che hanno sostituito Colombo (l’unico che sarebbe dovuto restare, ma prevalse all’epoca la tesi del gruppo che non lo voleva) è riuscito a tirare fuori. Parto dalla fine: Marchionni si sta ostinando a vedere Volpe in attacco e sono ormai quattro partite che il Potenza sta perdendo di strada l’unico calciatore in grado di dare verve a una squadra spenta. Va bene, siamo abituati, visto che Lerda faceva giocare Di Grazia trequartista e con Volpe aveva rotto, ma l’involuzione è fin troppo evidente. La squadra sta pagando pesantemente l’annata da dimenticare degli attaccanti, giusto, ma se si hanno problemi a fare gol e si inserisce Saporiti a far coppia con Caturano mentre sei sotto 1-0 contro l’ultima, si preferisce far entrare Asencio (che a detta di tutti non è pronto) prima di Rossetti (al 31’st), allora c’è poco da discutere. Se Caturano non è messo in condizione di essere pericoloso, solo a un certo punto te la puoi prendere con lui. Sia Marchionni che Lerda si sono ostinati a fare il 3-5-2 (Colombo aveva cambiato tutto con la difesa a quattro), ma gli esterni quest’anno non sono all’altezza e quel modulo non te lo puoi permettere. Su Caturano va aperto un capitolo a parte: l’anno scorso alla giornata numero 25 aveva segnato 12 gol. 7 all’andata e 5 al ritorno (e questi cinque avevano portato le fondamentali vittorie contro Andria e Gelbison – furono ininfluenti i due all’Avellino). Oggi si è inceppato e non segna dal 19 novembre: troppo per uno come lui. Manca al Potenza questo più di ogni altra cosa, al punto che sta iniziando a balenare nella mente di tutti un interrogativo a cui nessuno potrà mai rispondere, non avendo la prova contraria: è valsa la pena trattenerlo dopo averlo ceduto a un prezzo stratosferico, e averlo tenuto provando a essere più forti della sua voglia di giocare a Benevento, piuttosto che a Catania?

Alla fine, ne sono abbastanza certo, la barca sarà condotta in porto, ma il tempo dei bilanci e delle valutazioni arriverà inesorabile per tutti e non concederà sconti a nessuno. La speranza è che due anni di alti e bassi servano a tutti come uno spunto per ripartire con un po’ di quell’entusiasmo che questa squadra, purtroppo, dopo 25 partite ancora non è riuscita a trasmettere.

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Un passo in avanti a Caserta, una decina indietro a Teramo. L’altalena del Potenza Calcio Official continua: è questa l’unica costante del momento. Il tanto sperato salto di qualità, ogni volta che viene richiesto, puntualmente non si realizza. Ed è questo che inevitabilmente condiziona umori e giudizi. Il punto preso non può cancellare la figuraccia fatta e la figuraccia fatta non può che generare malumori, nervosismi e la contestuale perdita della pazienza dei tifosi, che con uno striscione hanno chiesto rispetto, ma che in termini complessivi non sono stati accontentati. Rassegniamoci: deve andare così e a questo punto, ben venga prendersi un punto in trasferta per avvicinarsi a quella quota (41 minimo) che serve per salvarsi e facciamo minutaggio, così almeno le spese si riducono un po’.

Una serie di rilievi: se i rossoblù contro l’ultima in classifica tirano in porta solo al 3’ del primo tempo e al 39’ della ripresa, non può bastare. Poi magari se Caturano centra la porta e non il portiere al 92’ dopo il pari di Saporiti, la gara si poteva pure vincere, ma quello che deve far riflettere è l’incapacità di provare a essere superiori all’ultima in classifica nel tempo che è intercorso dalla prima alla seconda occasione.

Ed allora giù a pensare che manca personalità, oltre a qualche dote tecnica, e che fino ad oggi nessuno degli allenatori che hanno sostituito Colombo (l’unico che sarebbe dovuto restare, ma prevalse all’epoca la tesi del gruppo che non lo voleva) è riuscito a tirare fuori. Parto dalla fine: Marchionni si sta ostinando a vedere Volpe in attacco e sono ormai quattro partite che il Potenza sta perdendo di strada l’unico calciatore in grado di dare verve a una squadra spenta. Va bene, siamo abituati, visto che Lerda faceva giocare Di Grazia trequartista e con Volpe aveva rotto, ma l’involuzione è fin troppo evidente. La squadra sta pagando pesantemente l’annata da dimenticare degli attaccanti, giusto, ma se si hanno problemi a fare gol e si inserisce Saporiti a far coppia con Caturano mentre sei sotto 1-0 contro l’ultima, si preferisce far entrare Asencio (che a detta di tutti non è pronto) prima di Rossetti (al 31’st), allora c’è poco da discutere. Se Caturano non è messo in condizione di essere pericoloso, solo a un certo punto te la puoi prendere con lui. Sia Marchionni che Lerda si sono ostinati a fare il 3-5-2 (Colombo aveva cambiato tutto con la difesa a quattro), ma gli esterni quest’anno non sono all’altezza e quel modulo non te lo puoi permettere. Su Caturano va aperto un capitolo a parte: l’anno scorso alla giornata numero 25 aveva segnato 12 gol. 7 all’andata e 5 al ritorno (e questi cinque avevano portato le fondamentali vittorie contro Andria e Gelbison – furono ininfluenti i due all’Avellino). Oggi si è inceppato e non segna dal 19 novembre: troppo per uno come lui. Manca al Potenza questo più di ogni altra cosa, al punto che sta iniziando a balenare nella mente di tutti un interrogativo a cui nessuno potrà mai rispondere, non avendo la prova contraria: è valsa la pena trattenerlo dopo averlo ceduto a un prezzo stratosferico, e averlo tenuto provando a essere più forti della sua voglia di giocare a Benevento, piuttosto che a Catania?

Alla fine, ne sono abbastanza certo, la barca sarà condotta in porto, ma il tempo dei bilanci e delle valutazioni arriverà inesorabile per tutti e non concederà sconti a nessuno. La speranza è che due anni di alti e bassi servano a tutti come uno spunto per ripartire con un po’ di quell’entusiasmo che questa squadra, purtroppo, dopo 25 partite ancora non è riuscita a trasmettere.

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Una serie di rilievi: se i rossoblù contro l’ultima in classifica tirano in porta solo al 3’ del primo tempo e al 39’ della ripresa, non può bastare. Poi magari se Caturano centra la porta e non il portiere al 92’ dopo il pari di Saporiti, la gara si poteva pure vincere, ma quello che deve far riflettere è l’incapacità di provare a essere superiori all’ultima in classifica nel tempo che è intercorso dalla prima alla seconda occasione.

Ed allora giù a pensare che manca personalità, oltre a qualche dote tecnica, e che fino ad oggi nessuno degli allenatori che hanno sostituito Colombo (l’unico che sarebbe dovuto restare, ma prevalse all’epoca la tesi del gruppo che non lo voleva) è riuscito a tirare fuori. Parto dalla fine: Marchionni si sta ostinando a vedere Volpe in attacco e sono ormai quattro partite che il Potenza sta perdendo di strada l’unico calciatore in grado di dare verve a una squadra spenta. Va bene, siamo abituati, visto che Lerda faceva giocare Di Grazia trequartista e con Volpe aveva rotto, ma l’involuzione è fin troppo evidente. La squadra sta pagando pesantemente l’annata da dimenticare degli attaccanti, giusto, ma se si hanno problemi a fare gol e si inserisce Saporiti a far coppia con Caturano mentre sei sotto 1-0 contro l’ultima, si preferisce far entrare Asencio (che a detta di tutti non è pronto) prima di Rossetti (al 31’st), allora c’è poco da discutere. Se Caturano non è messo in condizione di essere pericoloso, solo a un certo punto te la puoi prendere con lui. Sia Marchionni che Lerda si sono ostinati a fare il 3-5-2 (Colombo aveva cambiato tutto con la difesa a quattro), ma gli esterni quest’anno non sono all’altezza e quel modulo non te lo puoi permettere. Su Caturano va aperto un capitolo a parte: l’anno scorso alla giornata numero 25 aveva segnato 12 gol. 7 all’andata e 5 al ritorno (e questi cinque avevano portato le fondamentali vittorie contro Andria e Gelbison – furono ininfluenti i due all’Avellino). Oggi si è inceppato e non segna dal 19 novembre: troppo per uno come lui. Manca al Potenza questo più di ogni altra cosa, al punto che sta iniziando a balenare nella mente di tutti un interrogativo a cui nessuno potrà mai rispondere, non avendo la prova contraria: è valsa la pena trattenerlo dopo averlo ceduto a un prezzo stratosferico, e averlo tenuto provando a essere più forti della sua voglia di giocare a Benevento, piuttosto che a Catania?

Alla fine, ne sono abbastanza certo, la barca sarà condotta in porto, ma il tempo dei bilanci e delle valutazioni arriverà inesorabile per tutti e non concederà sconti a nessuno. La speranza è che due anni di alti e bassi servano a tutti come uno spunto per ripartire con un po’ di quell’entusiasmo che questa squadra, purtroppo, dopo 25 partite ancora non è riuscita a trasmettere.

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