Di Alfonso Pecoraro
Non bisogna fare un dramma per il ko di Monopoli. Ma è giusto e sacrosanto che il Potenza Calcio Official per intero comprenda che si deve e si può fare di più. Perché quella del Veneziani, al tirar delle somme, resta una partita che i rossoblù avrebbero potuto non perdere. Basilare, a mio avviso, questo concetto: avrebbero potuto non perdere. Non è stata una partita che si poteva vincere, perché la squadra di Marchionni – specie in avvio quando sembrava chiaramente padrona del campo, e dall’altro lato aveva una avversaria impaurita dal rischio di commettere errori – è stata presuntuosa. Ha giocato come il gatto con il topo, consapevole e convinta che da un momento all’altro avrebbe potuto assestare il colpo del vantaggio. Errore pagato caro nell’unica occasione di tutta la partita in cui l’avversaria ha tirato verso la porta di Alastra. Ripresa in cui si è visto qualcosa in più, ma non in attacco, dove all’impalpabilità di Caturano e Volpe (ma siamo sicuri che il ruolo di quest’ultimo sia da attaccante?) si è aggiunto un Gagliano che non può non prendere la porta da due metri. Eppure l’ultimo citato almeno ci ha provato in un’altra occasione, a differenza del capitano, in giornata nera come la maglia da gioco.
Un passo indietro, innegabile, rispetto alle ultime apparizioni, ma non tanto per la sconfitta, peraltro su autorete, quanto per il modo in cui il Potenza ha consentito che essa maturasse. Ora entra in gioco Marchionni che, come ha saputo gestire il suo ingresso nello spogliatoio, deve far reagire la squadra dal primo ko della sua gestione. Ben venga la Juve Stabia, allora, che conferirà stimoli istantanei da non andare a cercare altrove. Il tecnico deve anche saper chiedere i giusti innesti: Spaltro e Maisto sono entrati bene favoriti anche dal momento storico della partita che imponeva al Potenza di essere più propositivo. Ma la sensazione maturata anche a Monopoli è che serva ancora qualcosa in più, specie a sinistra dove Pace – titolare da tre partite – ci mette tanta buona volontà ma senza quel criterio di disciplina tattica e di spinta che si chiede a un quinto. Poi ci sarà da risolvere il rebus degli attaccanti: sono sei e sono troppi, insopportabili se le prestazioni (specie nelle ultime due) sono poca cosa. Asencio e Gagliano sono destinati ad uscire, di Volpe non siamo convinti sull’impiego in quel ruolo, Di Grazia è infortunato e si teme uno stop lungo, Caturano è Caturano ma c’è anche Rossetti, che dopo una tripletta a Brindisi ha giocato 19 minuti col Latina e 6 ieri, ma ha tante richieste di mercato. Se la coesistenza di questi ultimi due diventasse problematica, peggio mi sento. Aspettiamo che Marchionni – come ha detto – studi anche la possibilità di vederli giocare insieme, altrimenti si rischia che uno dei due diventi di troppo e servirà andare a prenderne un altro.