Di Alfonso Pecoraro
Un allenatore professionista ha il dovere di rispondere alle domande (giuste o sbagliate che siano) in maniera seria, possibilmente serena, oppure può rifiutarsi di rispondere – poi ciascuno farà le sue valutazioni. Ma al litigio, al chi sono io e chi sei tu, alle parolacce no, non ci posso stare. Oltre alla pessima figura, all’immagine delirante che viene trasmessa fuori dalle stanze del Viviani, ne va di mezzo l’intero ambiente. Che quando è stato compatto in tutte le sue componenti, stampa compresa (piaccia o non piaccia), i risultati li ha portati.
Qui invece mi pare che non si può più dire niente, né contestare, né affermare che abbiamo giocato di schifo e i numeri ne sono la dimostrazione, né dire che sono stati fatti errori da principianti, se ne continuano a fare in ogni forma sportiva ed extra, ed anziché cercare di ricompattarsi e cercare una soluzione, si manda allo sbaraglio l’intero universo Potenza, senza filtri e senza che nessuno della società venga a metterci la faccia, cercando di stemperare i toni.
La direzione tracciata, ahimè, non porta a buone mete. Sarebbe opportuno che se ne rendessero conto tutti, dalla società, all’allenatore, a quei quattro campioni sulla carta che sono i principali responsabili di questo rendimento scadente e che sono stati persino in grado di far credere all’universo creato che il problema principale fosse mister Colombo. Ad oggi, quello più lucido, più educato, che ha detto le cose più sensate e le ha pure spiegate senza alzare mai la voce, con tutti i pregi (pochi) e difetti (infiniti) e che faceva 1,7 punti a partita, sia pure con un gioco non esaltante.
Incrociamo le dita, allora, e limitiamoci ai numeri: con Lerda 8 punti in 8 partite, 9 gol subiti nelle ultime quattro gare in cui si è fatto un solo pareggio; la gestione cervellotica di Volpe, i continui cambiamenti di formazione, specie in difesa dove il Potenza Calcio Official è tornato la banda del buco del passato e dove non giocano Monaco e Sbraga e non si può dare un minuto a Maddaloni (potrà mai essere peggiore di questi?); per non dire dell’enigma Asencio; e per tenere in secondo piano (solo perché ha fatto 7 gol) che il rappresentante dei campioni sulla carta di cui si diceva prima è uno che vuole fare a pugni con un tifoso e si fa sbattere fuori a partita finita – gettando la fascia di capitano a terra – tirandosi fuori dai guai delle prossime fondamentali partite, magari preparandosi la strada per l’addio di gennaio.
Ridatemi Emerson, Giosa, Dettori e França, che stanotte mi sono venuti in sogno e mi hanno dettato la strada da percorrere per uscire fuori dai guai. Strada che è lastricata di valori, di attaccamento e di qualità dentro e fuori dal campo, che prescindono dalla solidità economica di un club, e si fondano su un’unica cosa: la compattezza dell’ambiente. Quella che oggi a Potenza non c’è (in futuro darò una risposta a chi mi chiede perché, ma le idee le ho ben chiare). E se non si cambia registro rapidamente, se non si mettono i piedi per terra e si fa valere un pizzico di umiltà, la vedo molto molto dura.