venerdì 29 Novembre 2024

“La Pillola” post Crotone🆚Potenza

DI ALFONSO PECORARO

Ho come la sensazione che circoscrivere la partita col Crotone a una prestazione migliore di tutte le altre giocate lontano dal Viviani rappresenti una giustificazione fin troppo banale per nascondere i problemi che ha questo Potenza Calcio Official. Siamo nella fase in cui del giocare bene o del giocare meno peggio delle altre volte non sia più sufficiente. Serve fare solo i punti e Lerda deve escogitare il modo più rapido per farne, in queste ultime quattro del girone di andata, quanti più possibile. Anche stravolgendo quelle che sono alcune sue certezze, correggendo quelli che ai più appaiono anche suoi errori. Provando a rivedere modulo e interpreti. Perché se lo score dice che il suo rendimento attuale (8 punti in 7 partite) è inferiore a quello di Colombo (10 punti in 7 partite), si può impuntare come e quanto crede, ma resta un rendimento negativo che non ha conferito al Potenza nessuna certezza in più rispetto a quelle (poche) che già la squadra non aveva con il precedente allenatore. E se lo schema attuale, con gli esterni alti, il trequartista, e Caturano perennemente isolato, non porta benefici in termini di punti, si deve cambiare in fretta, altrimenti saranno guai, anche perché da dietro stanno accelerando.

Poi c’è la questione Volpe: “non ci siamo proprio, deve cambiare atteggiamento. Se cambia atteggiamento allora potremmo andare d’accordo”, ha detto Lerda. Il problema è che il ragazzo al momento è l’unico che ha qualcosa in più degli altri e fosse anche il peggiore al mondo per atteggiamento deve giocare. Magari dandogli un po’ di fiducia in più potrà migliorare, appunto, anche nell’atteggiamento. In tal senso, riteniamo, non esistono mezze misure: se l’atteggiamento (che poi bisogna anche essere chiari a fare capire come e cosa) non è buono, non lo convochi, non lo porti in panchina, non lo metti in campo nemmeno per un minuto. Se quando gioca un tempo o venti minuti è il migliore, non metterlo dentro dall’inizio equivale a darsi una martellata dove non batte il sole, in stile Tafazzi.

Poi è chiaro che molto dipende anche dagli uomini a disposizione. Se questo viene ritenuto dalla critica un organico importante (a leggere la panchina di ieri, sembra a tutti evidente), nei fatti non lo è assolutamente e non certo solo per colpe esclusive di chi ha tentato di costruirlo, anche per l’evidente contributo negativo che è stato dato da chi è sceso in campo.

La difesa, che Varrà ha provato a modificare rispetto ai disastri della passata stagione (inserendo nell’organico Monaco, Hristov e Maddaloni) è la stessa banda del buco dell’anno scorso. A centrocampo, con Schiattarella a mezzo servizio, Prezioso e Candellori sono ancora degli Ufo, oggetti non identificati. Per non parlare di Asencio, Rossetti e Gagliano. Molto da rivedere, indubbiamente. Ma prima di dicembre ci sono ancora quattro partite (Taranto e Messina in casa, Foggia e Francavilla in trasferta) e lo sforzo è quello di fare punti. Non di accontentarsi di prestazioni migliori di quelle passate ma che portano zero.

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DI ALFONSO PECORARO

Ho come la sensazione che circoscrivere la partita col Crotone a una prestazione migliore di tutte le altre giocate lontano dal Viviani rappresenti una giustificazione fin troppo banale per nascondere i problemi che ha questo Potenza Calcio Official. Siamo nella fase in cui del giocare bene o del giocare meno peggio delle altre volte non sia più sufficiente. Serve fare solo i punti e Lerda deve escogitare il modo più rapido per farne, in queste ultime quattro del girone di andata, quanti più possibile. Anche stravolgendo quelle che sono alcune sue certezze, correggendo quelli che ai più appaiono anche suoi errori. Provando a rivedere modulo e interpreti. Perché se lo score dice che il suo rendimento attuale (8 punti in 7 partite) è inferiore a quello di Colombo (10 punti in 7 partite), si può impuntare come e quanto crede, ma resta un rendimento negativo che non ha conferito al Potenza nessuna certezza in più rispetto a quelle (poche) che già la squadra non aveva con il precedente allenatore. E se lo schema attuale, con gli esterni alti, il trequartista, e Caturano perennemente isolato, non porta benefici in termini di punti, si deve cambiare in fretta, altrimenti saranno guai, anche perché da dietro stanno accelerando.

Poi c’è la questione Volpe: “non ci siamo proprio, deve cambiare atteggiamento. Se cambia atteggiamento allora potremmo andare d’accordo”, ha detto Lerda. Il problema è che il ragazzo al momento è l’unico che ha qualcosa in più degli altri e fosse anche il peggiore al mondo per atteggiamento deve giocare. Magari dandogli un po’ di fiducia in più potrà migliorare, appunto, anche nell’atteggiamento. In tal senso, riteniamo, non esistono mezze misure: se l’atteggiamento (che poi bisogna anche essere chiari a fare capire come e cosa) non è buono, non lo convochi, non lo porti in panchina, non lo metti in campo nemmeno per un minuto. Se quando gioca un tempo o venti minuti è il migliore, non metterlo dentro dall’inizio equivale a darsi una martellata dove non batte il sole, in stile Tafazzi.

Poi è chiaro che molto dipende anche dagli uomini a disposizione. Se questo viene ritenuto dalla critica un organico importante (a leggere la panchina di ieri, sembra a tutti evidente), nei fatti non lo è assolutamente e non certo solo per colpe esclusive di chi ha tentato di costruirlo, anche per l’evidente contributo negativo che è stato dato da chi è sceso in campo.

La difesa, che Varrà ha provato a modificare rispetto ai disastri della passata stagione (inserendo nell’organico Monaco, Hristov e Maddaloni) è la stessa banda del buco dell’anno scorso. A centrocampo, con Schiattarella a mezzo servizio, Prezioso e Candellori sono ancora degli Ufo, oggetti non identificati. Per non parlare di Asencio, Rossetti e Gagliano. Molto da rivedere, indubbiamente. Ma prima di dicembre ci sono ancora quattro partite (Taranto e Messina in casa, Foggia e Francavilla in trasferta) e lo sforzo è quello di fare punti. Non di accontentarsi di prestazioni migliori di quelle passate ma che portano zero.

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Poi c’è la questione Volpe: “non ci siamo proprio, deve cambiare atteggiamento. Se cambia atteggiamento allora potremmo andare d’accordo”, ha detto Lerda. Il problema è che il ragazzo al momento è l’unico che ha qualcosa in più degli altri e fosse anche il peggiore al mondo per atteggiamento deve giocare. Magari dandogli un po’ di fiducia in più potrà migliorare, appunto, anche nell’atteggiamento. In tal senso, riteniamo, non esistono mezze misure: se l’atteggiamento (che poi bisogna anche essere chiari a fare capire come e cosa) non è buono, non lo convochi, non lo porti in panchina, non lo metti in campo nemmeno per un minuto. Se quando gioca un tempo o venti minuti è il migliore, non metterlo dentro dall’inizio equivale a darsi una martellata dove non batte il sole, in stile Tafazzi.

Poi è chiaro che molto dipende anche dagli uomini a disposizione. Se questo viene ritenuto dalla critica un organico importante (a leggere la panchina di ieri, sembra a tutti evidente), nei fatti non lo è assolutamente e non certo solo per colpe esclusive di chi ha tentato di costruirlo, anche per l’evidente contributo negativo che è stato dato da chi è sceso in campo.

La difesa, che Varrà ha provato a modificare rispetto ai disastri della passata stagione (inserendo nell’organico Monaco, Hristov e Maddaloni) è la stessa banda del buco dell’anno scorso. A centrocampo, con Schiattarella a mezzo servizio, Prezioso e Candellori sono ancora degli Ufo, oggetti non identificati. Per non parlare di Asencio, Rossetti e Gagliano. Molto da rivedere, indubbiamente. Ma prima di dicembre ci sono ancora quattro partite (Taranto e Messina in casa, Foggia e Francavilla in trasferta) e lo sforzo è quello di fare punti. Non di accontentarsi di prestazioni migliori di quelle passate ma che portano zero.

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