lunedì 25 Novembre 2024

“La Pillola” post Potenza 🆚 Turris

Di Alfonso Pecoraro

Il Potenza Calcio Official è in crisi: dopo la batosta di Castellammare di Stabia, la vittoria risicatissima con il Monterosi aveva solo buttato un po’ di fumo negli occhi. La serie di brutte figure, con l’eliminazione dalla Juniores della Juve Stabia in Coppa, il cappotto di Avellino, l’esonero di Colombo, la nomina che non si è compreso se da traghettatore o da allenatore di De Giorgio, si è completata con la prima sconfitta interna della stagione con una Turris non irresistibile, ma capace di sfruttare tutte le (storiche) debolezze della squadra. Che erano e sono rimaste soprattutto difensive e non sono state corrette. L’elenco dei calciatori ingaggiati da Varrà – a distanza di tre mesi e mezzo – non rappresenta ancora quello di una squadra tale da poter assecondare l’intenzione di “alzare l’asticella”. E questo è il prezzo più alto che si paga in questo momento, in cui anche i giocatori più rappresentativi sono diventati normalissimi per la categoria. E come tali – in un campionato così equilibrato – sono sottoponibili a qualsiasi risultato. Anche a quello di doversi guardare alle spalle piuttosto che davanti. Perché se chi scende in campo lo fa con l’atteggiamento visto nei primi 45’ ieri, allora c’è molto da essere preoccupati. E non è solo questione di moduli o di tattiche, ma anche e soprattutto di voglia, di determinazione e di senso di appartenenza. Cose che una società che non fa mancare nulla e strapaga tutti i protagonisti dovrebbe pretendere alzando anche la voce. O prendendo provvedimenti drastici.


Ma in questo non una parola – a caldo – della dirigenza. Solo la decisione sbagliata (ancora una volta, come quando fu presentato) di esporre De Giorgio al fuoco di fila delle domande di giornalisti imbarazzati a dover sentire, dal meno indicato, qualche spiegazione su un momento oggettivamente difficile e complicato. E per la verità, in confusione, c’è andato anche il tecnico che ha letto la partita, così come l’ha spiegata ai cronisti, solo lui in quel modo. Ma oggettivamente da spiegare a livello tecnico c’era poco. E’ apparso chiarissimo che con la difesa a quattro (in un organico costruito per stare a tre) non si può giocare, e con tre attaccanti è pure peggio. E se a questo si aggiunge anche ciò che chi scende in campo non dà diventa incontrovertibile che – allo stato attuale delle cose – le ambizioni di grandezza sono fallite, in attesa di tempi migliori.
Ora bisogna solo rimboccarsi le maniche e cercare di capire come venire fuori da una situazione di campo che si preannuncia assai complicata e che rischia di involversi ancor più pericolosamente se non si riannodano correttamente i fili di questa matassa o si vira completamente rotta. Potenza, in passato, si è già trovata in situazioni simili ed è riuscita a tirarsene fuori. Ma bisogna fare presto perché il campionato non ammette tentennamenti.
Potenza RossoBlu

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Il Potenza Calcio Official è in crisi: dopo la batosta di Castellammare di Stabia, la vittoria risicatissima con il Monterosi aveva solo buttato un po’ di fumo negli occhi. La serie di brutte figure, con l’eliminazione dalla Juniores della Juve Stabia in Coppa, il cappotto di Avellino, l’esonero di Colombo, la nomina che non si è compreso se da traghettatore o da allenatore di De Giorgio, si è completata con la prima sconfitta interna della stagione con una Turris non irresistibile, ma capace di sfruttare tutte le (storiche) debolezze della squadra. Che erano e sono rimaste soprattutto difensive e non sono state corrette. L’elenco dei calciatori ingaggiati da Varrà – a distanza di tre mesi e mezzo – non rappresenta ancora quello di una squadra tale da poter assecondare l’intenzione di “alzare l’asticella”. E questo è il prezzo più alto che si paga in questo momento, in cui anche i giocatori più rappresentativi sono diventati normalissimi per la categoria. E come tali – in un campionato così equilibrato – sono sottoponibili a qualsiasi risultato. Anche a quello di doversi guardare alle spalle piuttosto che davanti. Perché se chi scende in campo lo fa con l’atteggiamento visto nei primi 45’ ieri, allora c’è molto da essere preoccupati. E non è solo questione di moduli o di tattiche, ma anche e soprattutto di voglia, di determinazione e di senso di appartenenza. Cose che una società che non fa mancare nulla e strapaga tutti i protagonisti dovrebbe pretendere alzando anche la voce. O prendendo provvedimenti drastici.


Ma in questo non una parola – a caldo – della dirigenza. Solo la decisione sbagliata (ancora una volta, come quando fu presentato) di esporre De Giorgio al fuoco di fila delle domande di giornalisti imbarazzati a dover sentire, dal meno indicato, qualche spiegazione su un momento oggettivamente difficile e complicato. E per la verità, in confusione, c’è andato anche il tecnico che ha letto la partita, così come l’ha spiegata ai cronisti, solo lui in quel modo. Ma oggettivamente da spiegare a livello tecnico c’era poco. E’ apparso chiarissimo che con la difesa a quattro (in un organico costruito per stare a tre) non si può giocare, e con tre attaccanti è pure peggio. E se a questo si aggiunge anche ciò che chi scende in campo non dà diventa incontrovertibile che – allo stato attuale delle cose – le ambizioni di grandezza sono fallite, in attesa di tempi migliori.
Ora bisogna solo rimboccarsi le maniche e cercare di capire come venire fuori da una situazione di campo che si preannuncia assai complicata e che rischia di involversi ancor più pericolosamente se non si riannodano correttamente i fili di questa matassa o si vira completamente rotta. Potenza, in passato, si è già trovata in situazioni simili ed è riuscita a tirarsene fuori. Ma bisogna fare presto perché il campionato non ammette tentennamenti.
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Ma in questo non una parola – a caldo – della dirigenza. Solo la decisione sbagliata (ancora una volta, come quando fu presentato) di esporre De Giorgio al fuoco di fila delle domande di giornalisti imbarazzati a dover sentire, dal meno indicato, qualche spiegazione su un momento oggettivamente difficile e complicato. E per la verità, in confusione, c’è andato anche il tecnico che ha letto la partita, così come l’ha spiegata ai cronisti, solo lui in quel modo. Ma oggettivamente da spiegare a livello tecnico c’era poco. E’ apparso chiarissimo che con la difesa a quattro (in un organico costruito per stare a tre) non si può giocare, e con tre attaccanti è pure peggio. E se a questo si aggiunge anche ciò che chi scende in campo non dà diventa incontrovertibile che – allo stato attuale delle cose – le ambizioni di grandezza sono fallite, in attesa di tempi migliori.
Ora bisogna solo rimboccarsi le maniche e cercare di capire come venire fuori da una situazione di campo che si preannuncia assai complicata e che rischia di involversi ancor più pericolosamente se non si riannodano correttamente i fili di questa matassa o si vira completamente rotta. Potenza, in passato, si è già trovata in situazioni simili ed è riuscita a tirarsene fuori. Ma bisogna fare presto perché il campionato non ammette tentennamenti.
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