DI ALFONSO PECORARO
Della partita di ieri mi tengo la prestazione. Al tirar delle somme, credo, che il Potenza Calcio Official si sia espresso in maniera più efficace rispetto a quanto fatto con il Brindisi. Della partita di ieri mi tengo la conferma di Sbraga, come primo “nuovo” acquisto di questa stagione. Una gara da vero leone che dovrebbe essere di ispirazione per una serie di compagni molto più giovani di lui. Della partita di ieri mi tengo la considerazione globale che va inserita nell’arco di un avvio di campionato che sta riservando tante sorprese, ivi compreso il sostanziale equilibrio che regna e che non consente in maniera anticipata di fare pronostici favorevoli a chi – sulla carta – si pensa possa essere molto pià forte dell’avversaria. Ed infine della partita di ieri mi tengo che, a un certo punto, dalla panchina si sono alzati Porcino, Steffè e Schiattarella, ma accanto a Colombo c’erano anche Hristov e Armini, con Asencio a casa. Ossia, sei potenziali titolari che potrebbero far cambiare il volto di una squadra che, per il resto, per diversi tratti della sfida di Latina ha fatto riecheggiare in me l’eco di incubi del passato. Mi riferisco in particolare alla difesa. La sensazione che maturavo l’anno scorso era di temere di subire una rete ogni volta che gli avversari veleggiavano intorno alla nostra area di rigore. Ebbene anche contro Del Sole e compagni ho assistito a ingenuità e brutture, di squadra e di singoli, che non possono appartenere a chi ambisce ad occupare costantemente la colonna di sinistra della classifica.
Colombo li ha inquadrati in pochi istanti i problemi ai quali cercare una soluzione e da quegli spunti deve partire il cambiamento di marcia per crescere a livello di prestazione e di gioco come nell’auspicio di tutti. Se nelle parole dell’allenatore era venuto fuori che da Latina ci si attendeva una prova di coraggio e personalità, possiamo dire che si è riusciti ad avere le risposte cercate in maniera alternata, proprio perché questi caratteri sono venuti fuori in maniera discontinua e non per come imponeva la partita, senza un attimo di tregua. Ma siamo solo all’inizio e si può perdonare tutto a tutti. Ma non gli errori di Gasparini: il ragazzo è giovane ed è valido come ha dimostrato nella passata stagione, quando però aveva dalla sua la spregiudicatezza dei suoi 20 anni. Anche perché non è più solo come l’anno scorso: Alastra è tornato a fare il portiere e inevitabilmente lo insidierà fin dalla ripresa degli allenamenti. Oggi per il titolare è già il tempo di dimostrare la freddezza del suo essere friulano e, soprattutto portiere. Ossia deve far capire a tutti di poter essere affidabile sempre, dal primo al 90’. Ieri non lo è stato e lo si è capito dal tuffo in ritardo sul tiro di Del Sole (che, dopo tutto, per un anno intero lo ha allenato proprio con quelle sue conclusioni col sinistro rientrando nel campo, sul primo palo), dal pallone passato con i piedi a un avversario lasciando la porta sguarnita che in confronto la svirgolata di Foggia sembrava la parata del secolo, ma soprattutto dall’uscita modello Zenga contro l’Argentina ai Mondiali che ti è costata una sconfitta. L’anno scorso a Latina fece otto, e dico otto miracoli, ieri sarebbe bastata una, dico una, uscita scolastica da allenamento per tornare a casa con un punto e il rammarico di non essere riusciti a vincere quando il Potenza aveva la partita in mano.