La premessa è che non mi sorprenderebbe la cessione di Caturano. Se l’offerta – come ha detto Macchia – fa tremare i polsi (la riterremo tale una da 300 mila euro o qualcosa in più), se lui per primo sente il desiderio di andare a giocare dove si dovrebbe vincere e, soprattutto, se non è tranquillo qui dove è acclamato, si proceda pure. Senza scandali, per un giocatore di 33 anni, attaccante che – come si sa – ogni anno in quel ruolo è sottoposto al classico lancio della monetina: farà di più dell’anno scorso o di meno? Situazione tipica di chi di mestiere fa i gol.
Il Potenza si è premunito in anticipo (abbiamo scoperto che la trattativa con Asencio non è cosa di poche ore, ma va avanti almeno da un paio di settimane) e svolta la sua stagione. Ma non per questo vuol dire che i piani di essere ambiziosi siano cambiati. Certo che con Caturano-Asencio sarebbe un altro discorso, ma chi può oggi dire con certezza che uscendo il capitano il ds Varrà non chiuda un altro paio di operazioni migliori?
Semmai il ragionamento da fare – dopo aver ascoltato due volte le dichiarazioni del presidente – è un altro: solo con la strategia imprenditoriale, con la programmazione e la costruzione nel tempo, i campionati (ce lo insegna la storia, nella quale sono assolutamente casuali le promozioni di squadre, per così dire, di secondo piano) non si vincono. Servono, in maniera crescente, anche e soprattutto budget sempre più elevati. E se vuole puntare all’Olimpo, il patron deve sapere che funziona così e la programmazione su strutture e allestimento della società può essere un contorno del contesto principale che è solo ed esclusivamente la squadra e il campo. Per cui capiamo benissimo le reazioni dei tifosi sul possibile addio del capitano, specie se precedute da altre di tenore assolutamente contrario pronunciate in due circostanze differenti all’inizio del mese. Ma se fosse stata una strategia? E se arrivasse una sorpresa?
Nessuno, comunque, toglierà mai a Macchia il merito di quello che sta facendo, o ha fatto l’anno scorso. Per l’intero “pianeta Potenza” – ha detto – quest’anno sono stati messi sul tavolo “quattro milioni e settecentomila euro prima di Asencio”. Se uniti a quelli dell’anno scorso sono nove milioni e mezzo, euro più euro meno: e il patron ha detto che presto mostrerà tutti i bilanci. Alla gente comune non resta che aprire un dibattito sul “sono stati spesi bene” o “sono stati spesi male” e i pareri resteranno sempre discordanti.
Ma, stando a quanto affermato, c’è un presidente che ha messo in due anni quasi dieci milioni di euro sul piatto della bilancia. E può avere tutto il diritto di decidere se lasciare libero il suo centravanti, senza dare troppe spiegazioni in giro (se non al suo allenatore che, per inciso, si è detto sorpreso). E Macchia è assolutamente libero di mettere in piazza anche una sua strategia operativa per coinvolgere quanta più gente possibile attorno al Potenza, facendo accrescere abbonamenti e ingressi allo stadio. Riepilogo dalle sue dichiarazioni: “la coppia Caturano-Asencio è tra le più forti con le grandi”; “l’impresa più grande sarà trattenerlo”; “stiamo spingendo oltre il budget”. Ad oggi, chi potrebbe escludere che giovedì sera, alla presentazione della squadra, Macchia e il vicepresidente Chiorazzo dicano in coro: “Facciamo quest’altro sacrificio?”. O, meglio, se uscisse fuori il coniglio dal cilindro dei due? Sai che bello spot per confermare le proprie ambizioni.