FONTE: ALFREDO PEDULLA’
A quattro anni di distanza il Bari fa ritorno in B. Sono stati premiati gli sforzi economici della famiglia De Laurentiis, che si aggiudicarono il titolo della fallita Fc Bari nell’estate del 2018. Tantissimi i milioni spesi in questi anni, spesso bruciati in categorie dove il nome passa in secondo piano. Chi però, nonostante l’età e la carriera, ha fin dall’inizio lasciato il segno nell’avventura a tinte biancorosse, è Mirco Antenucci, alias l’Ibra del Bari.
Riavvolgendo il nastro, dopo una salvezza miracolosa con la Spal, che nel frattempo aveva guidato dalla B alla A, Antenucci dopo il corteggiamento insistito dei galletti decide così di scendere di due categorie. Un doppio salto all’indietro carpiato che lo porta via da quella categoria spesso accarezzata in carriera, ma solo assaporata con gli estensi. A che pro? Per l’amore smisurato di una piazza che sogna da sempre la stabilità in serie A, ma che invece nell’ultimo decennio ne ha viste di tutti i colori.
Il bilancio in questo triennio barese è eccezionale, a conferma di come il gol gli scorra nelle vene. 55 gol, terzo posto nella classifica all time dei marcatori biancorossi in tutte le categorie dietro Bretti e Spinesi, ma facilmente raggiungibili e superabili in questo finale di stagione. Tutto questo alla veneranda età di 37 anni, quasi 38 (a settembre). Numeri che fanno impallidire e che calzano con lo svedese in forza al Milan, uno che in carriera ha segnato valanghe di reti in qualsiasi campionato e a qualsiasi avversario.
Antenucci nasce a Termoli, in Molise e cresce col Giulianova nella serie C. Si dimostra subito un rapace d’area quando in coppa con Bernacci ad Ascoli, sotto la guida di Pillon, mette a segno ben 24 reti in cadetteria. Passa in seguito al Catania, ma gli etnei, in A, non hanno mai fiducia in lui e lo mandano a giocare al Torino. Lì conosce Di Cesare, altro baluardo biancorosso e amico di una vita, con cui porta i granata in Serie A. Nella squadra allenata da Ventura Antenucci è insieme a Rolando Bianchi il perno dell’attacco, come dimostrano le tante reti messe a segno. Anche in questo caso, però, in Serie A non c’è spazio per lui, e così segue il prestito alla Ternana. Bilancio? 19 reti in 40 presenze.
Ma l’Italia proprio non capisce il fiuto del gol di Antenucci, e per questo per farsi amare e apprezzare deve andare oltremanica, al Leeds. In due anni in championship l’attaccante molisano segna e fa sognare i suoi tifosi, che lo invocano come leader e capitano della squadra. Sono tra gli anni più felici della sua carriera, senza però la gratificazione della promozione. Torna così in Italia, alla Spal, dove si toglie l’ennesima gioia personale: promozione dalla B alla A e doppia cifra l’anno successivo, con tante reti decisive, oltre alla doppia salvezza della Spal con Semplici.